sabato 9 novembre 2013

MAFIA DELLE SPIAGGE DI OSTIA: IL COMUNE DI ROMA E REPUBBLICA NON LA RACCONTANO GIUSTA

Si legge sul quotidiano Repubblica che il Muncipio X, nella persona del dirigente dell'ufficio tecnico Paolo Cafaggi, sollecitato dal presidente del Municipio Andrea Tassone (Pd) insieme al capo dell'Avvocatura Capitolina Rodolfo Murra, ha annullato "il bando di giugno con cui erano state assegnati otto stabilimenti e due spiagge libere attrezzate" ad Ostia. Della determinazione dirigenziale, emessa il 4 novembre, non c'era alcuna pubblicazione (come dovuto per legge) almeno fino al giorno 8 novembre 2013. Il quotidiano Repubblica sapeva invece già tutto tanto da pubblicare la notizia oggi, 9 novembre, neppure dicendo tutta la verità. L'articolo infatti restituisce un quadro falso e tendenzioso a tutta la vicenda, di seguito narrata.

LA DETERMINAZIONE DIRIGENZIALE
La determinazione dirigenziale in questione è la n.2644 del 4 novembre 2013, protocollata lo stesso giorno (CO/115196). Non è mai risultata in pubblicazione presso l'Albo Pretorio del Comune di Roma, come invece dovuto per legge e ribadito dalla decisione del Consiglio di Stato sez.V 15/3/2006: “la pubblicazione all’Albo Pretorio del Comune è prescritta dall’art. 124 T.U. n. 267/2000 per tutte le deliberazioni del Comune e della Provincia ed essa riguarda non solo le deliberazioni degli organi di governo (consiglio e giunta municipali) ma anche le determinazioni dirigenziali”. Addirittura risulta firmata dall'Ing. Paolo Cafaggi in qualità di responsabile dell'Ufficio Tecnico del Municipio X, seppure il suo mandato fosse scaduto in data 30 ottobre 2013 (Ordinanza del sindaco n.196 del 13 settembre 2013). Ricordiamo che Cafaggi, secondo quanto riportato da Repubblica e mai smentito, risulta essere indagato per concorso in abuso edilizio (20 giugno 2013). Ad oggi nessun atto amministrativo che confermi il mandato di Cafaggi è ancora in pubblicazione. Tutto quanto sopra a prova di una totale assenza della buona norma di trasparenza pubblica anche degli atti dirigenziali. Precisiamo che la pubblicazione della determinazione dirigenziale in apposita sezione del sito internet del Municipio X (dove oggi è reperibile) non sostituisce affatto quanto previsto per legge e cioè che la pubblicazione avvenga presso l'Albo Pretorio. Addirittura, come provato dai web crawler di Google, almeno fino al giorno 8 nov 2013, ore 01:50:14 GMT (che corrisponde alle ore 02:50:14 in Italia) tale determinazione non risultava neppure sul sito internet del Municipio X. Alla faccia della trasparenza tanto invocata dall'Amministrazione Capitolina! Per ultimo, poiché la determinazione al pari della deliberazione è atto amministrativo ed ogni suo vizio, ottemperanza compresa, è riferibile al Tar, la sua mancata pubblicazione presso l’Albo Pretorio del Comune di Roma finisce per incidere sul termine di impugnazione, ledendo gravemente i diritti civili delle parti interessate.

IL CONTENUTO 
La determinazione dirigenziale in questione (la n.2644 del 4 novembre 2013) annulla, riscontrando una serie di vizi procedurali e invocando il principio di autotutela in materia di contratti pubblici, tutti gli atti riguardanti la precedente assegnazione delle spiagge libere attrezzate in concessione a Roma Capitale tramite il Municipio X in virtù del decentramento amministrativo. Un problema dunque amministrativo che il quotidiano Repubblica enfatizza invece come "un colpo di spugna alla vecchia gestione degli arenili" avvenuto "all'indomani di un consiglio straordinario contro le infiltrazioni mafiose sul litorale". Repubblica continua sottolineando la presenza di un "sistema corrotto in cui le assegnazioni di lidi erano favori personali ad amici della mala". Tutte affermazioni false e tendenziose: false perché non ci risulta ci sia alcun procedimento penale in tal senso, tendenziose (non oggettive, faziose) perché spostano la questione delle infiltrazioni malavitose sulle spiagge libere attrezzate ma non su altre, sempre controllate dal Comune di Roma e dal Municipio X, su cui la Procura sta veramente indagando.

LA MAFIA SULLA SPIAGGIA
Lo scrive la Procura di Roma, che sta indagando sulla mafia del litorale romano: «La "Mauro Balini s.a.s" ha concesso in affitto da diversi anni - con contratti rinnovati di anno in anno - la gestione del bar ubicato all'interno della concessione demaniale spiaggia libera attrezzata di cui è titolare (conosciuta come "Hakuna Matata"), ubicata in Roma-Ostia Piazzale dei Canotti, prima alla ditta individuale "Cleto Di Maria" e poi alla società "Dedi srl" i cui soci sono il Di Maria Cleto che è anche amministratore unico ... Per diversi mesi il Di Maria Cleto ha curato i servizi di sicurezza all'interno del porto, organizzando i turni degli addetti. Vive in un appartamento all'interno del porto turistico». Mauro Balini è il titolare della A.T.I. s.r.l. che ha costruito e oggi gestisce le attività del porto turistico di Roma; Cleto Di Maria è uno dei 51 arrestati dello scorso luglio per associazione di stampo mafioso; Andrea Tassone, presidente del Municipio X, ha dichiarato in un'intervista di essere "carissimo amico" di Mauro Balini ed ha anche la delega per il Commercio all'interno del Municipio X. Ora, per il decentramento amministrativo, il Municipio X ha competenza sulle attività istruttorie ed il rilascio delle licenze per gli stabilimenti di balneazione di cui all’art. 19, comma 1, n. 8), del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, dunque Tassone avrebbe dovuto già da mesi interessarsi in prima persona con i suoi uffici e con l'Avvocatura Capitolina dell'Hakuna Matata.

CONCLUSIONI
- la determinazione dirigenziale ha violato ogni forma di trasparenza amministrativa, compromettendo la propria efficacia;
- Repubblica ha fornito informazioni false e tendenziose su fatti gravi che meriterebbero invece piena deontologia professionale;
- Andrea Tassone, che si dichiara per la trasparenza amministrativa e per la lotta alla criminalità, non interviene anche formalmente, nel 'caso' dell'Hakuna Matata;

L'impressione è che le tre parole "semplificazione, decisione, trasparenza" utilizzate dal Comune di Roma e condivise dal Capo dell'Avvocatura Capitolina, Rodolfo Murra, siano ad oggi solo uno sterile esercizio verbale.

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